Un Delicetano ad Abu Dhabi
Il mio lavoro mi porta spesso a viaggiare e a raggiungere luoghi lontani popolati da gente che vive in maniera diversa da noi: Corea, Stati Uniti, Europa. Recentemente sono stato nei favolosi Emirati Arabi, presso la città capitale di Abu Dhabi. Quel paese sta vivendo uno sviluppo frenetico, ovviamente legato alle enormi disponibilità economiche derivanti dal petrolio.
Mi è capitato di avere per le mani un libro scritto da un membro della famiglia reale dal titolo significativo: Dal deserto alle stelle. C’era una foto di Abu Dhabi risalente al 1961 che mostra un villaggio fatto di capanne di stile tribale in canne e paglia. La prima goccia di petrolio fu estratta nel 1958, ma l’allora sceicco Shakhbut Bin-Sultan Al Nahyan, mantenendo una prudentissima politica di economia conservatrice, non intravide le potenzialità dello sviluppo, la famiglia reale lo depose nel 1966 favorendo l’ascesa al trono del fratello, Zayed bin Sultan Al Nahyan, che investì profondamente nell’economia estrattiva, dapprima sotto il protettorato britannico, poi, riunendo nel 1971 i sette emirati del golfo, in regime di completa indipendenza e unità nazionale.
Oggi Abu Dhabi ha circa un milione e mezzo di abitanti (anche se solo la metà è residente) e ha superato i limiti previsti per lo sviluppo urbanistico, il che ha richiesto la stipulazione di un nuovo piano di sviluppo della città per portarla ad una capacità di due milioni e mezzo di abitanti.
Ma perché favolosi? Perché, come in una fiaba, tutto è bello, tutto è possibile, tutto è “non vero”! Fare una capatina ad Abu Dhabi vuol dire alloggiare in alberghi molto lussuosi, con letti dotati di diversi cuscini in piuma d’oca (il mio ne aveva ben sei!), materassi e coltri sofficissimi; bagno bicamerale con piatto (quasi una piazza) doccia, vasca da bagno con idromassaggio, rubinetteria placcata in oro, e qua e là saponi e fragranze parigine. In camera non mancano mai champagne e frutta esotica, acqua dell’oasi di Al Ain e l’immancabile varietà di tè (la bevanda nazionale). I taxi sono un salotto con aria condizionata, le strade ampie e le strutture ben progettate; e non è finita qui: centinaia (e non sto esagerando) di cantieri preparano un vicino futuro che vuole oscurare Dubai con palazzi e torri dal design avveniristico e funzionale.
Ma ecco qui la domanda cruciale: tutto questo per chi? Per i manager occidentali ed i pochi sceicchi locali! E la gente? Io l’ho incontrata, ma non ho capito dove e come vive.
Carmine Suriano