SULLA VIA DELLA CONSOLAZIONE

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SULLA VIA DELLA CONSOLAZIONE
A cura di Antonella Catenazzo

La processione del 7 maggio. Anche quest’anno, come ogni anno. Dopotutto Deliceto è un paese che tiene alle sue tradizioni. Che guarda al passato per costruire un presente stabile.
I punti di riferimento sono sempre una bella cosa.
È bello pensare che certe tradizioni, certi “appuntamenti”, esistevano 50 anni fa e che, per quanto tutto possa cambiare, esisteranno ancora tra 50 anni. Che per quanto ci si possa allontanare, nel tempo e nello spazio, certi frammenti di “spirito paesano” restano immutati e in attesa del nostro ritorno, per ricordarci chi siamo e il luogo a cui apparteniamo.
Il pellegrinaggio del 7 maggio al Santuario della Consolazione è una di queste occasioni. A mio parere, una delle più rilevanti.
Nasce come manifestazione di devozione religiosa popolare, il gesto di un popolo che affida se stesso e le sue speranze a un potere più alto. Che riconosce l’onnipotenza di Santi e Madonne eppure si rivolge a loro con semplicità, come se fossero persone care, instaurando quasi un sentimento di complicità.
Questo sentimento emerge evidente nelle parole dei canti rituali che accompagnano la processione, canti che inneggiano alla benevolenza di Nostra Signora la Madonna dell’Olmitello. Alla sua bellezza e dolcezza.
Canti semplici, non sempre grammaticalmente perfetti, ma che, forse proprio per questo, rivelano ancora di più l’immenso amore e devozione del popolo.
Un popolo che nasce contadino e che non si esprime con giri di parole ma con gesti sentiti.
Non era un gesto sentito affrontare un percorso che, tra andata e ritorno, conta quasi 14 chilometri e portava via quasi un’intera giornata di lavoro nei campi?
E non è un gesto sentito affrontare quello stesso percorso ancora oggi quando mezzi vari ci hanno tolto l’abitudine a fare due passi a piedi e prendiamo l’automobile anche solo per andare a comprare il pane in piazza?
Così, anno dopo anno, come se il tempo non fosse passato, Deliceto si incammina lungo la strada che dalla Fontana porta alla Cappelletta di S. Gerardo, sovrastata dall’immensa mole della collina su cui sorge il paese. E l’immagine del paese accompagna la processione fino al bivio in cui, abbandonata la strada asfaltata, il percorso si immette in un viottolo di campagna. E proseguendo su questa strada comincia lentamente a stagliarsi sull’orizzonte il profilo della Chiesetta dell’Olmitello, incorniciato da verdi campi e da un cielo così azzurro che fa quasi male agli occhi.
La prima sosta è qui, presso questa chiesetta rurale dove il popolo, seduto sull’erba, assiste alla prima messa. Dopodiché la processione si ricompone e percorre l’ultimo tratto, al termine del quale la accoglie tra le sue braccia il Santuario della Consolazione.
Qui, bisogna ammetterlo, ci si accorge di come il tempo sia cambiato perché negli ultimi 100 metri i lati della strada sono un susseguirsi di bancarelle di giocattoli e roba da mangiare. Ma ormai è diventata tradizione anche questa.
I ragazzi comprano panini e palloni e vanno a godersi la bella giornata di primavera nell’area
pic-nic del boschetto vicino.
I più devoti assistono alla seconda messa sullo spiazzo davanti al Santuario; poi, verso mezzogiorno, ricompongono la processione e riprendono la via del ritorno: vecchi, bambini, papà e mamme col passeggino, salutano la Madonna e cantano: “… chi sa l’anno venturo se ritorneremo”.. Beh, insomma. Speriamo!

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