CONCLUSA LA SESTA CAMPAGNA DI SCAVO ARCHEOLOGICO “PIRRO NORD” AD APRICENA
Ritrovati centinaia di reperti risalenti al Paleolitico inferiore che saranno studiati dagli archeologi del Dipartimento di Biologia ed Evoluzione dell’Università degli Studi di Ferrara
Si è conclusa la sesta campagna di scavo archeologico “Pirro Nord” nelle cave di pietra “dell’Erba” nei pressi di Apricena. Dal 30 luglio al 19 agosto, gli archeologi dell’Università degli Studi di Ferrara, provenienti da tutta Italia ma anche da Spagna, Francia e Serbia, hanno sondato il sito risalente al Paleolitico inferiore e che rappresenta la prima attestazione della presenza dell’uomo non solo in Puglia, ma anche in Italia e in tutta Europa.
Fino ad oggi, l’equipe di studiosi ha recuperato manufatti in selce assimilabili a quelli ritrovati nei più antichi siti paleolitici d’Africa e d’Europa, in associazione a resti di micromammiferi e macromammiferi. Mediante il metodo biocronologico la fessura calcarea oggetto di scavo è stata datata a circa un milione e mezzo di anni fa.
“La campagna di scavo 2012 di Pirro Nord ha permesso di approfondire ulteriormente le conoscenze sul primo popolamento dell’Europa. Infatti anche quest’anno abbiamo trovato un cospicuo numero di resti di vertebrati fossili associati ad industrie litiche che attestano quello che è stata la prima tecnologia litica adottata dall’uomo preistorico in Europa – dice Marta Arzarello, responsabile di scavo del sito “Pirro Nord” e docente di Tecnologia litica presso all’Università degli Studi di Ferrara , che continua – si tratta quindi di numerose schegge e di nuclei che ci fanno capire come la catena operativa adottata dall’uomo, ovvero il metodo di scheggiatura, fosse abbastanza corto ma molto efficace, nel senso che venivano prodotti dei margini taglienti staccando delle schegge affilate”. Per quel che riguarda l’insieme faunistico sono confermate ulteriormente le specie precedentemente rinvenute nel sito come per esempio elefanti, bisonti, tigri dai denti a sciabola e cervidi. “In linea di massima i materiali ritrovati sono molto numerosi, ammontano a qualche centinaio e verranno adesso trasportati verso l’Università di Ferrara per lo studio durante l’inverno, con la speranza di poterli riportare ad Apricena nel momento in cui ci saranno i locali adatti per poterli custodire”, conclude Marta Arzarello.
Il 12 agosto, invece, Rignano Garganico ed Apricena si sono gemellate nel segno dall’archeologia preistorica grazie al laboratorio di archeologia sperimentale “Dai primi europei ai primi sapiens: l’uomo di Paglicci incontro l’uomo di Apricena”, che si è tenuto presso i locali del Centro Accoglienza Museo di Grotta Paglicci del Parco Nazionale del Gargano, a Rignano Garganico. Gli archeologi, insieme ad Enzo Pazienza del Centro Studi Paglicci, hanno dato vita a diversi laboratori, tra cui: scheggiatura della pietra, cui hanno partecipato tanti bambini, ma anche adulti; lavorazione del legno con analisi delle industrie litiche al microscopio; antropologia preistorica con studio di un cranio di Homo neanderthalensis.
— Giorgio Ventricelli giornalista, addetto stampa e comunicazione ambientale
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