La centrale a Biomassa di S. Agata
Intervista al responsabile dell’azienda costruttrice
Sul numero 44 di ELCE, ci siamo occupati di un progetto promosso dall’Amministrazione Comunale di S. Agata, finalizzato alla realizzazione di un generatore di energia elettrica da 25 megawatt alimentato a biomassa, da posizionare in contrada “Viticone”. In quella occasione, la redazione, raccogliendo il parere dell’ing. Domenico Suriano, esperto di sensoristica per il monitoraggio ambientale, espresse grande preoccupazione per le conseguenze legate essenzialmente alla produzione di diossina, sostanza altamente dannosa, prodotta non solo dagli inceneritori, alimentati con i rifiuti, ma anche dalle centrali a biomassa, alimentate con materiali di origine animale o vegetale non fossile. Pur conservando preoccupazioni e perplessità, abbiamo ritenuto doveroso concedere la parola al sig. Piero Massucci, manager aziendale della società che dovrebbe costruire la centrale, ossia la TRE Tozzi Renewable Energy. L’intervsita è stata raccolta dalla nostra collaboratrice Mariagrazia Bonuomo.
La Redazione di Elce
Come sarà alimentata la centrale che intendete costruire?
L’impianto a biomassa da noi progettato produce energia elettrica e termica grazie all’esclusivo utilizzo di sottoprodotti vegetali vergini: principalmente paglia di cereali, potatura di vigneti ed oliveti. La localizzazione dell’impianto a biomassa si giustifica con il fatto che la provincia di Foggia è in Italia la zona in cui la paglia è maggiormente presente, è la principale risorsa che verrà usata per alimentare l’impianto. La paglia attualmente prodotta in capitanata, solo per il 30% è valorizzata ed è inviata, per es., in Campania o nel centro-nord Italia, per essere utilizzata negli allevamenti.
Nel progetto che intendete realizzare, sono stati coinvolti gli agricoltori?
Il primo passo è stato quello di verificare se questo progetto potesse essere accolto fra i produttori agricoli, per analizzare se quello che avevamo in mente fosse accettabile e compatibile con le loro esigenze. Ne è scaturito un accordo di filiera che da una parte assicura all’azienda il continuo approvvigionamento di paglia e dall’altra garantisce una entrata economica aggiuntiva agli agricoltori, indipendentemente dalla produzione di energia.
Quale sarà l’impatto ambientale della centrale?
Considerato che, in ogni caso, la produzione di energia da fonte rinnovabile va a sostituire quella da fonte fossile con effetti benefici sulla produzione di gas serra, l’impianto è pienamente compatibile con il territorio. Ogni scelta tecnologica è stata fatta nell’ottica della tutela della salute e dell’ambiente, con un impatto riconducibile a qualsiasi altra attività produttiva di natura industriale.
Quali sono le differenze tra inceneritore e centrale a biomassa?
Un impianto a biomassa è diverso dal comune inceneritore in primo luogo per la materia prima utilizzata. L’impianto che vogliamo realizzare utilizza le più moderne tecnologie del settore e non è compatibile con la bruciatura dei rifiuti. Qualora fosse alimentato con i rifiuti o con materiali diversi dalla biomassa vegetale, l’impianto subirebbe in brevissimo tempo danni irreversibili, con necessità di rifacimento dell’intero sistema di produzione. Peraltro l’utilizzo di altri materiali sarebbe comunque illegale. Bruciare rifiuti non rientra nella nostra attività aziendale. Questo tipo di centrale è stata brevettata dai danesi. La Danimarca è il paese con la più alta produzione d’energia rinnovabile. La Danimarca è quasi autosufficiente rispetto all’approvvigionamento di combustibile di origine fossile all’estero. Un’altra differenza tra inceneritore e impianto a biomassa sta nel fatto che, con gli impianti a biomassa, l’azienda proprietaria dell’impianto paga la fornitura di paglia agli agricoltori aumentando, di fatto, il loro reddito; mentre nel caso dell’inceneritore, chi fornisce il combustibile, costituito da rifiuti, deve pagare per ottenerne lo smaltimento. Un’ottica completamente inversa. Con la centrale a biomassa gli agricoltori riceveranno un beneficio in termini di reddito, con nuove possibilità di investimento. Siamo in contatto con l’Università agraria di Foggia e altri enti di formazione per elaborare un progetto finalizzato alla diversificazione delle bioculture. Una collaborazione per aiutare gli agricoltori ad investire nel migliore dei modi e sostenere l’intero settore.
La centrale sarà soggetta a controlli?
L’impianto è soggetto a numerosi controlli da parte di enti e di istituzioni pubbliche a ciò deputate. Con l’Amministrazione Comunale di S. Agata è stato previsto un ulteriore sistema di controllo che consente la presenza di uno o più delegati dell’ente locale, per verificare la bontà della gestione.
Per grandi linee, come funzionerà l’impianto?
L’impianto coprirà all’incirca due ettari di terreno in località Viticone e prevede una zona di stoccaggio e deposito a breve utilizzo, un capannone con nastri di trasporto e preparazione alla lavorazione, la camera di combustione, il sistema di produzione di energia e il sistema di abbattimento fumi. Nella camera di combustione si produce il calore necessario a trasformare, attraverso la caldaia, l’acqua in vapore. Il vapore sarà inviato sotto pressione alla turbina. Il vapore mette in rotazione la turbina che, a sua volta, fa ruotare un alternatore, producendo così energia elettrica. La corrente prodotta è elevata di tensione da un trasformatore e immessa nella linea di trasmissione. Il vapore è trasformato nuovamente in acqua e reimmesso in parte nella caldaia ed in parte negli impianti di cogenerazione (es. coltivazione in serra).
Per il territorio, quali sono le prospettive di sviluppo legate alla centrale?
Il progetto, basato sulla filiera corta tra agricoltura ed impresa, creerà, considerato l’indotto, circa 100 unità lavorative, di cui 35 operai qualificati che lavoreranno tutto l’anno e saranno formati adeguatamente per svolgere le loro mansioni quotidiane. Lo stabilimento sarà costruito all’incirca da 300 persone, selezionate tra imprese artigianali ed edilizie scelte sul territorio. Solo il cuore tecnologico sarà invece costruito da un’azienda danese. Ritengo che questo progetto costituisca un’opportunità di sviluppo per tutto il territorio. Vogliamo costruire un impianto per ora unico in Italia, ma presente già in gran parte dell’Europa.
Ci saranno benefici per i cittadini sulle bollette dell’energia elettrica?
Non dipende da noi. Sicuramente vi saranno altri benefici per i cittadini, benefici che saranno concordati tra Regione ed Ente locale.