Sin da tempo immemorabile l’uomo celebra il fuoco, la luce che rischiara e riscalda le tenebre invernali. Con questa manifestazione Deliceto unisce il profano di un antico rito pagano alla sacralità della figura di S. Mattia apostolo.
Nel passato, profonda fu la devozione del popolo delicetano per il Santo che lo elesse suo patrono ed i solenni festeggiamenti del 24 febbraio (anche se la chiesa da alcuni decenni festeggia il 14 maggio) ne danno la prova. Il suo culto è certamente antichissimo ed è comunque probabile che si sia diffuso intorno al 1000, quando Deliceto faceva parte dell’area di influenza greco-bizantina; il nome infatti è ebraico e si diffuse nelle nostre zone in tale occasione. Forse fu imposto dai normanni quando il paese nacque, pare che i Normanni fossero soliti avere come protettori degli abitanti gli apostoli. La tradizione risale appunto all’epoca delle incursioni saracene quando i cittadini, per ringraziare il santo dello scampato pericolo, accendevano enormi falò nei vari rioni del paese. Festeggiamenti con baccanali di tipo pagano e per i quali si spendevano rilevanti somme.
Alle spese concorreva tutto il popolo, ma principalmente i cittadini abbienti. Questa consuetudine è durata fino ai principi del secolo scorso, in quel tempo l’avv. Giuseppe Maffei versò un capitale vincolato sul debito pubblico ed intestato alla Congrega di Carità, la cui rendita annua di £. 51 doveva servire per festeggiare San Mattia.
Il Marchese Mattia Miroballo offrì alla vecchia chiesa del SS. Salvatore una statua d’argento del Santo, solenne fu anche la benedizione della statua come si rileva da una dichiarazione a firma dei canonici presenti (1742).
Ma a causa della demolizione e ricostruzione della chiesa, statue, reliquie ed altro furono portate in altre chiese. La statua in argento di S. Mattia, alla riapertura della chiesa fu riconsegnata, ma non si sa dove sia andata a finire. Oggi si conserva nella chiesa Madre, una Pala d’Altare con il martirio di S. Mattia e un mezzo busto, con nel petto una reliquia; intorno, su cornice d’argento si legge: D. Cesare Miroballo D’Aragona anno 1693. Ad allestire i falò ci pensavano i ragazzi, con la collaborazione degli adulti, che da diversi giorni prima, provvedevano al recupero della legna, custodita gelosamente. Dopo il tramonto, tutti gli abitanti dei rioni, si radunavano e dopo la recita del Santo Rosario, davano inizio all’accensione.
Al termine, ognuno portava a casa un po’ di “brace benedetta” che potesse riscaldare sia l’ambiente domestico sia allontanare i malocchi. Al mattino seguente, le ceneri, venivano portate in campagna, per essere cosparse nei campi in segno di abbondanza e di buon auspicio.
Ancora oggi, passeggiando per le strade, per i rustici vicoli, mentre risuonano musiche del passato, riemerge, sempre attuale lo spirito di allora.
Nel buio della sera i suggestivi giochi di luci e ombre riportano il paese a tempi lontani mentre nell’aria si diffondono odori che sanno di antico, che evocano sapori di una tradizione sempre viva e mai dimenticata. E il tempo sembra essersi fermato. L’impegno perché l’essenza di questa manifestazione non vada persa è costantemente sentita dal paese, anche quest’anno, come nel passato, la Pro-Loco di Deliceto è attivamente impegnata, assieme al Comune, tutte le Associazioni e privati cittadini in questo senso, premiando i falò più belli ed elargendo, prodotti gastronomici.
Programma: ore 18,30 benedizione e inizio accensione dei falò, a seguire, nei vari rioni, degustazione prodotti gastronomici, animazione, tanta musica, artisti di strada e premiazione falò più belli
(BB)
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