Ma la Consolazione, a chi appartiene?
Acceso il dibattito sulla cessione del nostro Santuario
Al momento nessuno è stato in grado di dare una risposta certa.
Nessuno si sbilancia.
Antonietta Petrella
DELICETO – In principio fu Totò, che vendette la Fontana di Trevi ad un ignaro Caciocavallo… scusate, Decio Cavallo.
Poi fu la volta della Consolazione, venduta, svenduta, ceduta, ricomprata e chissà che altro. Ma, per non passare tutti per dei provoloni, è bene che su questa situazione si faccia chiarezza, una volta per tutte. Partiamo dal principio.
Nella prima metà del 1900 il Comune di Deliceto donò allo Stato il Santuario della Consolazione. Da allora l’edificio appartiene al demanio pubblico.
Ciò che preme oggi è la volontà di far ritornare a Deliceto quanto è suo, per diritto di nascita o semplicemente per un valore affettivo, culturale e religioso che va oltre quello economico. Si è arrivati a tanto perché il Decreto Legislativo n.85 del Consiglio dei Ministri del 28 maggio 2010 prevede “l’attribuzione a Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni di un proprio bene ai sensi dell’articolo 19 della Legge 42 del 5 maggio 2009”.
I predetti soggetti hanno l’obbligo di comunicare all’Agenzia del Demanio, entro la data ultima del 23 settembre 2010, l’elenco riportante i beni di cui richiedono l’esclusione. Tale Agenzia ha fornito, nel suo sistema, un primo elenco di beni, che gli Enti territoriali avrebbero dovuto consultare per verificare l’attendibilità dei dati messi a disposizione ed eventualmente integrarli o modificarli.
Tra queste strutture dovrebbe rientrare la Consolazione, ma al momento nessuno è stato in grado di dare una risposta certa, in relazione alla sua iscrizione nell’elenco.
Se non dovesse comparire, tutto resterebbe com’è oggi, con i suoi pro e i suoi contro, trattandosi comunque di un bene che sorge nel territorio delicetano ma che è di competenza dello Stato.
Se invece anche il santuario fosse nell’elenco, allora la situazione si complicherebbe. Spetterebbe alla Curia, per diritto di prelazione? Passerebbe al Comune gratuitamente o costerebbe 1095000,00 Euro?
Cosa ne sarà del nostro amato santuario? Nessuno si sbilancia, ma noi siamo seriamente preoccupati. Intanto il 23 è vicino e sappiamo che la risposta arriverà quando ormai tutto sarà deciso, ma stavolta non siamo d’accordo. Stavolta vogliamo sapere. La gente ha diritto di sapere.
E’ giusto che si sappia, se è carne o pesce (come dice un vecchio detto), anche per dare una “PATERNITA’ NATURALE” a questo luogo, fra gli altri, simbolo identificativo della ns storia.