Un generatore di energia eletrrica a biomassa…

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Un generatore di energia elettrica a biomassa a S. Agata

Tra mito e realtà: il parere di un esperto.

A cura della Redazione Elce

 

SANT’AGATA – L’amministrazione di S. Agata ha posto in essere una serie di azioni per consentire la costruzione di un generatore di energia elettrica a biomassa, utile allo smaltimento rifiuti: il consiglio comunale ha discusso e approvato lo schema di convenzione per la realizzazione di una centrale elettrica da 25 megawatt alimentata a biomassa in località Viticone, nei pressi delle note serre. A quanto pare, l’impianto verrà costruito da un imprenditore privato, così come approvato dal consiglio comunale il 26 aprile (senza nessun piano ambientale, secondo la minoranza); nel caso di un parere positivo della Regione Puglia, potrebbe essere costruito a cominciare dalla fine dell’anno, con durata prevista dei lavori pari a due anni. L’ELCE non ha perso tempo, venuto a conoscenza della notizia, ha interpellato un esperto del settore per avere, ed offrire ai lettori, una disamina competente del funzionamento e dell’utilità di tali impianti. Di seguito riportiamo il parere, senza mezzi termini, di Domenico Suriano, ingegnere a Brindisi presso l’ENEA (Ente Nazionale per le Energie Alternative e nuove tecnologie), dove, attualmente, si occupa di sensoristica per il monitoraggio ambientale.

«La questione dei termovalorizzatori e dei generatori di energia elettrica a biomassa è un tema molto attuale e su cui, a mio parere, mass media e autorità pubbliche non hanno saputo (o voluto) dare il corretto e giusto contributo di informazione. Tanto per cominciare, il termine stesso, “termovalorizzatore”, è inesatto e puzza di presa per il c*!?, tanto quanto i rifiuti solidi urbani che si propone di incenerire per eliminarli dalla circolazione (questa è la sua presunta funzione). In realtà, il nome esatto, col quale è denominato in tutta la comunità europea (meno naturalmente che in Italia) è inceneritore a recupero energetico. La presa per il cosiddetto, sostanzialmente, consiste in questo: l’energia che si ricaverebbe dalla combustione dei rifiuti è nettamente inferiore a quella che bisognerebbe utilizzare per bruciare i medesimi; infatti, la temperatura di combustione del comburente deve essere congruentemente e necessariamente alta per evitare che si produca una eccessiva quantità di diossina, sostanza altamente cancerogena e tossica. L’antieconomicità di questi impianti è testimoniata dal fatto che essi, per funzionare, godono della sovvenzione denominata “CIP6”, ossia quella percentuale che tutti pagano sulla bolletta elettrica, inizialmente pensata come contributo allo sviluppo delle energie alternative, ma che poi truffaldinamente (e sottolineo, truffaldinamente, tant’è vero che la Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione per l’Italia), è stata in parte deviata per mantenere gli inceneritori attualmente in servizio…

Qualcuno penserà: ma almeno ci liberiamo di tutta questa fastidiosa immondizia che la nostra società consumistica ci induce a produrre incessantemente e caparbiamente… e invece, nisba: come infatti sa chiunque abbia avuto la “fortuna” di studiare chimica a scuola, vige la famosa legge della conservazione della massa dovuta a Lavoisier, “In natura tutto si trasforma, nulla si crea e nulla si distrugge” (ovvero, in una reazione chimica la massa dei prodotti è esattamente uguale a quella dei reagenti). In altre parole, siccome i cosiddetti termovalorizzatori non appartengono al mondo delle fiabe, ma bensì a quello reale, e quindi anch’essi non sfuggono a questa legge, succede che per ogni tonnellata di rifiuti che si brucia se ne produce esattamente una tonnellata tra ceneri ricche di metalli pesanti, sostanze tossiche e polveri che vengono in parte trattenute dai filtri di abbattimento. Dove pensate che si possano smaltire queste ceneri e i relativi filtri, certamente di gran lunga più pericolosi e tossici degli stessi rifiuti che ci si propone di eliminare? Personalmente, non conosco nessuna autorità politica o del mondo scientifico che abbia saputo dare un’adeguata risposta al quesito!

C’è da dire che di questi “piccoli” inconvenienti si sono accorti quasi tutti i paesi europei, tant’è vero che in nessuno di essi si progetta più la costruzione di ulteriori impianti inceneritori; naturalmente, l’avverbio “quasi” è giustificato dal fatto che in Italia, invece, chi di dovere non se n’è ancora accorto (sempre all’avanguardia noi!).

Per quanto riguarda i generatori di energia elettrica a biomassa, si può sintetizzare che producono energia, anch’essi, bruciando materiale organico di origine animale o vegetale non fossile (la cosiddetta biomassa); quindi, a una prima grossolana analisi, sembrerebbe di trovarsi finalmente di fronte a una fonte energetica non pericolosa e relativamente pulita! Anche in questo secondo caso non potevo non lasciarvi senza dirvi dove sta la fregatura, anzi, le fregature: tanto per cominciare tutti i tipi di materiali organici contengono, oltre a carbonio e acqua, anche una certa dose di cloro e, guarda caso, se brucio carbonio in presenza di cloro nelle condizioni in cui si brucia in un impianto a biomassa, produco diossina.

Questa maledetta diossina è una sostanza veramente infida: siccome è altamente solubile nei grassi, quando penetra nell’organismo umano, essa non viene espulsa o smaltita, per cui, anche se assunta in piccole dosi, si accumula comunque nel corpo fino a quantità tali da procurare danni.

In ultimo, ma non di secondaria importanza, c’è da osservare poi che per produrre la biomassa necessaria per coprire una significativa percentuale del fabbisogno energetico, bisognerebbe impegnare un numero di ettari di terreno assolutamente non disponibile nel nostro territorio e neanche nel nostro paese. Ne vale veramente la pena?».

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