Accadia sulle tracce delle antiche vie della transumanza31 luglio 2009 – Cronaca di una giornata di vacanza un po’ particolare ACCADIA – In un caldo e assolato pomeriggio estivo raggiungiamo, in località Agata delle Noci, la masseria dell’allevatore Nigro Vincenzo, che ci conduce con la jeep, attraverso tratturelli e bracci secondari, in località Montucci–Macchione. Qui dimorano da qualche mese gli armenti che sono pronti ad essere spostati alla ricerca di un posto dove pascolare mangiando erba più verde e rigogliosa. Questa località, sconosciuta a molti, è degna di essere goduta per l’integrità e la bellezza del paesaggio. Uno scalpitio di cavalli rompe il silenzio del bosco: sono i cavalieri del dott. Franco Picariello che, sostenuti dalla passione per gli animali e per la natura, come i butteri della maremma toscana, guideranno la mandria verso siti migliori.Si ripete così l’antico rito della transumanza. Essa ha origini antichissime, e ha interessato il mezzogiorno d’Italia già prima dell’epoca romana. Le greggi venivano condotte dai monti abruzzesi, molisani e campani verso
la Puglia (transumanza vernotica, ottobre-maggio) per poi farle rientrare in estate, nei pascoli montani (transumanza statonica, giugno-settembre). Un territorio, questo, difficile da coltivare, ma ricco di pascoli. I boschi racchiudono un’infinità di costruzioni, tratturi e corsi d’acqua che testimoniano le attività legate alla pastorizia. Sono disseminati casoni erbivori dove i pastori trovavano rifugio e potevano mungere il latte e lavorarlo per fare prodotti caseari.Al segnale convenuto si parte. I cani provvedono a non far disperdere la mandria. Al suono dei campanacci e dei fischi dei mandriani attraversiamo le aree assolate, ma ricche di specie erbacee rare. Da qui si gode lo splendido panorama dei monti circostanti. Nelle giornate più limpide e serene dalle cime del monte Tre Titoli si riesce a vedere perfino il porto di Manfredonia. I cani abbaiano, un vitellino si allontana e si rifugia sotto un cespuglio. Il mandriano si accorge della scomparsa e ritorna indietro con tutta la mandria per consentire al vitello recalcitrante di proseguire con gli altri. Le mucche sembra che conoscano il percorso, ci si ferma ad abbeverare ad una pila che offre acqua freschissima e pulita. Si riparte e si attraversa la frazione di Agata delle Noci tra fischi, scampanii, rumore sordo degli zoccoli dei cavalli ed abbaiare di cani. Il massaro Vincenzo, con la moglie Carmela, offre da bere acqua freschissima della vicina sorgente agli accaldati cavalieri. Attraversato il borgo, finalmente si giunge sulle pendici del Monte Crispignano, dove la mandria troverà erbaggio fresco e stazionerà fino all’autunno, quando la mandria sarà riportata nella stalla.Un’esperienza così, vissuta all’insegna della riscoperta degli antichi riti della transumanza e a contatto con la bellezza aspra e incontaminata delle nostre montagne, dovrebbe essere promossa e diffusa tra le giovani generazioni per rafforzare la conoscenza, l’amore, e il rispetto per il nostro territorio e il legame con le proprie radici. Concetta De Bellis