LA MASSERIA DEI MONACI

 Tra i vari fabbricati situati nel territorio extraurbano di Deliceto vi è uno chiamato volgarmente dai Deilicetani: “La massariye’ r’ li muonc’”, appartenuto in passato ai Padri redentoristi.
Si tratta di un fabbricato a due piani. Al piano terreno si trovavano una stalla per animali da lavoro e un deposito per granaglie e attrezzi agricoli. Il piano superiore, sormontato da una tettoia con piccionaia, era invece costruito da due stanzoni, che servivano all’alloggio dei garzoni.
L’intera azienda agricola era gestita dai Padri redentoristi della Consolazione tramite un fratello laico ove vi lavorava tranne la Domenica, durante la quale ritornava in Comunità per caricarsi spiritualmente.
Ma le cattive annate, l’imperizia del personale, i danni causati dagli animali selvatici e dalle scorribande della Corte Reale Borbonica e vari furti vanificavano interi anni di duro lavoro e facevano chiudere i conti quasi sempre in rosso!
Intorno al 1835 il giovane ed intraprendente P. Raffaele Napoletano cercò di risolvere il problema diversificando le colture. “Piantò un uliveto sopra ottanta moggia di terreno che erroneamente stimatasi desertico ed infruttuoso”. In più costruì al piano terra della masseria un moderno “tappeto” per la molitura delle olive. Di qui anche la denominazione popolare di quel luogo: “Lu trappit r’li muonc’”.
Dopo appena trent’anni dalla piantagione di olivi si riuscì a produrre “un utile di tremila staia d’olio”, ma ormai era troppo tardi in quanto sopraggiunse la devastante soppressione religiosa.
Nel sottoscala del ballatoio fu ricavata una cappellina dove nei giorni festivi veniva celebrata una Messa per i garzoni, da parte di un Padre che scendeva dalla Consolazione e che per richiamarli utilizzava una campanella a muro.
 La cappellina possiede caratteri settecenteschi che racchiudono i simboli della religiosità del popolo delicetano.
Sul frontale della porta, infatti, si trovano incassate nel muro due statuine di terra cotta della Madonna dell’Olmitello e del beato Benvenuto da Gubbio; all’interno si può ammirare un altarino in marmo policromo sormontato da un tosello anch’esso in marmo, recante al centro una bella immagine della Madonna della Consolazione.

 

 

 

 

 

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